Le fonti non rinnovabili
Introduzione
Le fonti non rinnovabili includono i combustibili fossili solidi, liquidi e gassosi originatisi per lenta trasformazione di materiali organici, in strati più o meno profondi della crosta terrestre, e i combustibili fissili, fonte primaria per la produzione di energia nucleare. Ai primi appartengono carbon fossile, petrolio, gas naturale, ai secondi, l'uranio e il torio.
Petrolio e gas naturale non sono equamente ripartiti sulla superficie terrestre; il carbone invece è più abbondante e diffuso più uniformemente, tanto da poter continuare a soddisfare il bisogno energetico ancora per qualche secolo. Il problema del carbone è piuttosto di tipo ecologico: il suo utilizzo comporta il rilascio in atmosfera di grosse quantità di biossido di carbonio. A parità di peso, infatti, il carbon fossile emette una quantità maggiore di biossido di carbonio rispetto al petrolio e al gas naturale. Per ciascuno di questi tre combustibili, a seconda dei giacimenti, esistono tuttavia differenze significative di qualità: per quanto riguarda il gas naturale, ad esempio, quello estratto dal giacimento che si trova a Groninga, nei Paesi Bassi, contiene meno dell'1% di biossido di carbonio, quello del giacimento di Krahnberg, in Germania, ne contiene il 53%, quello di Catania, in Italia, il 49%.
I combustibili fossili, inoltre, non possiedono lo stesso valore energetico: 1 kg di petrolio produce per combustione 10.000 kilocalorie (kcal), mentre la stessa quantità di carbone fornisce 7000 kcal e con 1kg di gas naturale si ottengono circa 8000 kcal. È abitudine comune definire, come unità di misura di confronto fra le varie risorse di energia, la "tonnellata equivalente di petrolio" (tep): 1 ton di petrolio equivale a 1,5 ton di carbone o a 1000 m3 di gas naturale. Una tep equivale alla produzione di circa 4500 kWh di energia elettrica.
Attualmente, l'utilizzo dei combustibili fossili nel mondo è così ripartito: il 44% del totale è rappresentato da petrolio, il 31% dal carbone e il 25% da gas naturale.
L'uranio si trova in numerose rocce, ma in quantità limitate. Il suo trattamento al fine di ottenere combustibile atto a sostenere i processi di fissione nucleare è estremamente costoso e potenzialmente pericoloso per l'ambiente e per l'uomo. Per questo motivo, dopo un breve entusiasmo dilagato intorno agli anni Settanta, l'energia nucleare non è vista come l'alternativa energetica del prossimo millennio alle risorse tradizionali. |