Rugby: storia e competizioni
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cenni storici
Il rugby nacque in Inghilterra, nell'omonima città di Rugby, nei pressi di Birmingham, all'inizio del XIX secolo. Qui la leggenda vuole che uno studente, William Webb Ellis, giocando un incontro di calcio decise arbitrariamente di prendere la palla con le mani invece di calciarla. L'estemporanea azione di Ellis fu apprezzata da molti; in particolare Thomas Arnold, direttore del college, pensò di porla alla base di un nuovo sport di squadra e infatti, poco più tardi, fissò le prime regole del gioco a cui fu dato per l'appunto il nome del luogo d'origine. Nonostante sia consueto dare valore storico a questo aneddoto, il rugby può essere considerato un'evoluzione del calcio praticato nella Firenze cinquecentesca.
Diffusissimo presso i college britannici, il rugby vide costituirsi nel 1843, in Inghilterra, il primo club. In tutti i paesi anglosassoni il rugby ha avuto una grande diffusione, ma anche in alcuni paesi latini, come ad esempio la Francia, questa disciplina ha trovato presto un grande seguito. Il rugby a quindici giocatori (Rugby Union) è rappresentato a livello internazionale dalla IRFB (International Rugby Football Board) e dalla FIRA (Fédération Internationale Rugby Amateur); esiste inoltre una versione a tredici giocatori (Rugby League), con un'organizzazione e regole proprie.
Le manifestazioni più importanti del rugby (Rugby Union) sono il Campionato mondiale, che si svolge ogni quattro anni, e il Torneo delle Cinque Nazioni, ora denominato delle Sei Nazioni, a cui partecipano le rappresentative di Inghilterra, Irlanda, Galles, Scozia, Francia e, dall’edizione 2000, Italia. L’ammissione al torneo fu un grande riconoscimento per il rugby italiano, soprattutto se si tiene conto della forte impronta tradizionalista che caratterizza questo sport, rigoroso nel conservare, anche di fronte alle esigenze commerciali di modernizzazione, regole e consuetudini da antica e nobile disciplina. Nonostante faccia dello scontro fisico un elemento costitutivo della natura del gioco, il rugby vanta una tradizione di profonda correttezza e grande rispetto dell'avversario: lo testimonia il cosiddetto 'terzo tempo', ovvero il rituale dopo-partita nel quale può capitare che i giocatori delle squadre avversarie si ritrovino a bere e festeggiare insieme rievocando le azioni dell'incontro appena trascorso.
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In Italia la disciplina è governata dalla FIR (Federazione Italiana Rugby), che organizza il Campionato italiano e gestisce la partecipazione delle varie nazionali alle manifestazioni internazionali. Negli ultimi anni, grazie anche al tesseramento di numerosi stranieri (ad esempio il fuoriclasse italo-sudafricano David Campese e l’italo-argentino Diego Dominguez), il livello del nostro rugby si è notevolmente innalzato e la nazionale ha ottenuto buoni riconoscimenti a livello mondiale, arrivando a battere squadre blasonate come la Francia, la Scozia e l'Irlanda. In Italia le società più forti sono il Petrarca Padova, il Treviso, il Rovigo, l'Amatori Milano, il Cus Roma e L'Aquila.
Al di fuori dei confini europei, vantano una grande tradizione le rappresentative del Sudafrica, dell'Australia e della Nuova Zelanda. Queste prestigiose squadre sono conosciute anche con particolari denominazioni che ne sottolineano simbolicamente il carattere distintivo nazionale: i sudafricani sono detti Springboks, dal nome di una piccola antilope della savana; gli australiani – vincitori dell’ultima edizione dei Campionati mondiali svoltisi in Galles nell’ottobre 1999 – Wallabies, nome di una piccola specie di canguro; i neozelandesi sono detti All Blacks, per la caratteristica divisa completamente nera: leggendaria la loro danza propiziatoria di antica tradizione maori, la haka, che eseguono prima di ogni incontro.
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